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Che rumore fa l’infelicità?

C’è una canzone che mi piace tanto, la canto spesso a squarciagola “che rumore fa la felicità?”. Perché la rincorriamo un po’ tutti senza sapere quasi mai davvero cosa sia. La rincorriamo e quando ci sembra di raggiungerla lei scappa via. Dura a volte pochi secondi, a volte anche meno.

Il dolore, invece, dura di più. Lo trasciniamo, lo portiamo con noi per tanto tempo. Lasciamo che ci logori, che ci mangi, che ci consumi.

Ecco come mi sento, consumata.

Che rumore fa l’infelicità?

C’è stato un momento esatto in cui l’ho sentito.

Il dolore, intendo.

Pensavo avesse già fatto male abbastanza, e invece no.

È proprio come se avessi avvertito il rumore che fa il ghiaccio quando si rompe.

Il dolore di prima aveva fatto un rumore diverso: l’ho sempre paragonato ad un vaso che cade a terra. Un rumore assordente che manda tutto in tanti piccoli pezzi che in qualche modo però possono essere riattaccati.

Stavolta invece è stato diverso.

Ho sentito un rumore quasi impercettibile ma come se avessi la consapevolezza dell’impossibilità di aggiustarmi.

Non sono andata in mille pezzi ma sono qui che cerco di capire come poter preservare quelle crepe ed evitare che possa succedere.

Ho sentito quel rumore e mi ha fatto paura.

Di
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