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#MaiPiùUnBancoVuoto: se ti giri dall’altra parte sei colpevole anche tu.

Qualche giorno fa ho ricevuto una email da parte di Alice che mi chiedeva gentilmente di guardare questo video e di condividere se mi sentissi solidale nella causa. Io nella protagonista un po’ mi sono rivista, io tutta questa violenza l’ho capita e mi immedesimo in ognuno di quei ragazzi che purtroppo vengono pubblicati sui giornali in questi ultimi tempi.

Ho deciso di fare un post un po’ diverso dal solito, di non condividere solamente l’iniziativa ma di metterci la faccia: ho coinvolto anche mia mamma scrivendo questo post a quattro mani raccontandovi cosa significa essere vittima di bulli ma anche cosa significa per un genitore vedere suo figlio subire ed essere impotente.

#maipiùunbancovuoto Fare x Bene

Fare X Bene è una onlus che sostiene e promuove la tutela dei diritti inviolabili della persona prestando particolare attenzione ai soggetti più deboli e discriminati. L’associazione è particolarmente attiva in progetti sociali impegnandosi in attività che coinvolgono concretamente le persone e smuovono le coscienze.
#maipiùunbancovuoto è solo una delle ultime campagne sviluppate sul tema del bullismo e del cyberbullismo che  sta diventando sempre più comune.

I dati parlano chiaro: 1 ragazzo su 10 tenta il suicidio perché vittima di cyberbullismo e in Italia i dati sono sempre più preoccupanti ed in crescita parlando di episodi di violenza quotidiani secondo i dati Censis.

Un video di pochi minuti girato da Fare X bene Onlus è stato pubblicato per sensibilizzare sull’argomento nelle scuole e nella nostra società, smettendo di minimizzare. La storia raccontata è quella di una ragazza di Oleggio vittima di una delle storie più toccanti degli ultimi anni; Carolina Picchio nel gennaio del 2013 ha deciso di togliersi la vita a 14anni dopo essere stata derisa e bullizzata.
Carolina si è lanciata dal terzo piano di un palazzo dimostrando tutto il dolore e la disperazione di un gesto da cui non si può tornare indietro.

L’ultima frase che resta di lei è “le parole fanno più male delle botte”

L’obiettivo del corto girato da Federico Brugia è sostenere la raccolta fondi tramite la donazione del 5 x 1000 e la diffusione dell’hashtag #mapiùunbancovuoto

Io vittima di bullismo

Potrei dire che tutto è iniziato alle superiori con il mio sovrappeso ma pensandoci bene la cosa ha origine molti anni prima: ero all’asilo e avevo una benda sull’occhio. Una benda come i pirati che dovevo indossare per poter riuscire a vedere, la terapia ha funzionato ma hanno funzionato anche le prese in giro.

L’asilo è terminato, iniziavo la prima elementare con gli occhiali spessi due dita ma la conquista di vedere come tutti gli altri bimbi e ricordo il sorriso soddisfatto della foto del primo giorno. Non sapevo bene cosa mi sarebbe aspettato. Di quegli anni ricordo le feste di compleanno, quelle a cui non venivo invitata mai e che scoprivo il lunedì al rientro dai racconti divertiti degli altri e ricordo le mie feste di compleanno con pochi, pochissimi partecipanti e mia mamma che diceva “compi gli anni a giugno tanti sono già partiti per le vacanze” ma poi al centro estivo scoprivo di compagni che facevano la festa a luglio con tanti invitati.

Non sono mai stata la ragazza delle copertine; non lo sono mai stata e mai lo sarò. Ma la verità è che davvero poche nella realtà possono diventarlo eppure… eppure la gente è cattiva. La gente è pronta giudicare e a fare branco.

Così dai commenti sulla benda che portavo all’asilo che mi ha permesso oggi di vedere e guidare come tutte le altre persone sono passata agli insulti sul sovrappeso e così via via in un tunnel da cui sono uscita solamente arrivata in università, sempre che si possa dire che io ne sia uscita. Perché quello che ti lascia addosso resta per sempre.

Di cosa ero colpevole?

Non rispettavo gli standard: avevo gli occhiali, non mi truccavo, non facevo sport, ero obesa, non mi piaceva la discoteca e ho sempre preferito restare a casa a leggere un libro.

Questo può giustificare gli insulti, l’essere emarginata, gli spintoni e anche qualche aggressione?

Sono cresciuta, quelle persone non le ho più viste e anzi posso dire che mi sono formata, ho studiato e ho trovato un “posto nel mondo”… loro sono rimasti lì, a “trascinarsi” a “fare branco” ottenendo ben poco dalla vita. Questo mi è bastato per anni per essere fiera di me. Ho pensato che alla fine il Karma abbia fatto il suo corso.

Fino a qualche tempo fa quando mi chiedevano di cosa avessi paura rispondevo “le mucche, le suore e il buio”

ma la verità è che ho paura delle persone.
Ho paura possano farmi male ancora.

Così cerco sempre la mano di qualcuno che è con me quando sono in un posto nuovo e non conosco nessuno perché nella mia testa ci sono sempre e solo quelle frasi cattive, quelle spinte contro il muro, quelle minacce.

Sono passati tanti anni ma quel senso di inadeguatezza non mi è mai passato.

Pensateci bene quando esercitate la forza del branco contro chi si sente già solo, pensateci bene quando giustificate con “sono solo ragazzate”, pensateci bene quando dite cattiverie senza mai pensare alle conseguenze. Pensateci bene.

Quando tua figlia viene bullizzata

Quando mia figlia mi ha chiesto di scrivere un post a quattro mani sul bullismo per un attimo ho tremato. Sono stata vittima di bullismo da ragazzina, ero quella con una famiglia povera e aiutata dalla parrocchia per cui, come spesso accade, vittima di scherzi più o meno crudeli da parte di alcuni compagni. Ai miei tempi non era uso dirlo ai genitori, ci veniva insegnato che dovevamo difenderci da soli ‘’per crescere forti’’.

Mi sono difesa ogni volta che ho potuto, a volte portando a casa qualche livido, crescendo ho imparato a che è meglio lasciarli bollire nel loro brodo. Ma quando mia figlia, alle superiori ha iniziato a mostrare segni che qualcosa non andava, ho temuto il peggio. Oggi i bulli non sono più quelli dei miei tempi, oggi non si limitano a dirti ‘’sei una cicciona di…’’ o ‘’sei una poveraccia e non vali niente’’ e a non invitarti ai compleanni. Oggi il bullismo è una piaga sociale che andrebbe presa molto, molto seriamente. Che porta le vittime al suicidio.

Per favore non voltiamo lo sguardo.

Ho da subito parlato molto con mia figlia, ho avuto la fortuna di avere una figlia ricettiva ai consigli, anche in età adolescenziale dove di solito per partito preso si fa il contrario di quanto consigliato. Ci siamo sempre dette tutto io e lei, ma in quel periodo era sempre molto cupa, chiusa e poco incline al dialogo. Con pazienza ho insistito, ‘’lavorando ai fianchi’’, chiedendo come si trovasse in classe e se il programma era interessante.

Un giorno, forse stanca delle domande è letteralmente scoppiata e  mi ha mostrato un biglietto,

un semplice e innocente post it rosa tenue,

su quel biglietto c’era scritta una frase: devi morire.

Ecco, ho sentito il sangue gelarsi nelle vene e una rabbia cieca invadermi il cuore. Mantenendo un controllo che ad oggi non mi spiego, le ho chiesto cosa fosse e il fiume che ne è uscito è stato travolgente. Era sistematicamente bullizzata da 3 compagne di classe. La spintonavano contro il muro, le facevano dispetti di ogni genere e infine, non paghe del terrore che suscitavano, la minacciavano di morte se avesse proseguito lo scopo di rispondere alle domande durante le lezioni. Capite? Era presa di mira perché brava in classe.

Ho immediatamente chiesto di parlare con il preside, che placidamente mi disse di non poter fare molto se non richiamare le ragazze e i genitori. Ho scoperto poco dopo che le ragazze facevano parte di quelle che si definiscono ‘’famiglie difficili’’, per farla breve ho scelto di portare via mia figlia dalla scuola che amava e l’ho iscritta in un altro istituto completamente diverso da quello che sognava di studiare.

Gli anni passati in questo liceo hanno segnato entrambe perché le ragazze in questione non si sono fermate, la aspettavano fuori dalle lezioni e la minacciavano costantemente. Da mamma credo possiate immaginare il senso di impotenza e rabbia. Anche parlarne con i carabinieri non è servito a molto. I bulli non ‘’vanno curati’’, vanno denunciati e puniti severamente per il comportamento criminale. Personalmente credo si debba fare un passo indietro (o forse avanti?) e fare formazione nelle scuole, non solo per i ragazzi, anche i genitori hanno bisogno di imparare come essere genitori.

Ecco, vi esorto a non sottostimare i segnali che i vostri figli mandano, parlate con loro, chiedete informatevi, non accontentatevi di un ‘’va tutto bene’’ se credete che qualcosa non va, fidatevi del vostro sesto senso perché davvero non si debba più vedere un banco vuoto, ecco perché ho scelto di raccontare la mia esperienza usando l’hashtag #maipiùunbancovuoto.

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